sabato 26 dicembre 2009

Dadaismo e Surrealismo

Non voglio neppure sapere se prima di me vi sono stati altri uomini.
Cartesio - Tzara




http://www.romeguide.it/mostre/dadaeilsurrealismo/dadaeilsurrealismo.html

martedì 8 dicembre 2009

Il castello nella nebbia che ad Este non c'è


Velo di nebbia. La solita nebbia invernale sovrana. In latino è caligo, caliginis: nebbia, caligine, fumo. Ma anche oscurità, tenebre. E ancora: confusione della mente, debolezza della vista. Tanti i significati che ogni vocabolario ospita. Nel mio dialetto nebbia si dice caìgo, derivazione diretta dal latino, che non scomoda l'italiano. E i significati della lingua antica, per me, li porta tutti... continua su Tellusfolio

sabato 14 novembre 2009

Ravel per Padova. Di notte.


Forse dovrei intitolare queste righe “Padova, musica e web”, poiché con scoperta predilezione è alla città in cui vivo che le dedico. Gli impegni, le occupazioni del giorno mi concedono spesso l'occasione di frequentare il centro – l'anima medievale della città – tuttavia, nella fretta, mi accade di sfiorarlo noncurante. E quasi a giustificare la mia indifferenza, accuso d'essere sfuggenti i ciottoli, i palazzi. Padova ritorna a me, e io a lei, nel tramonto. E nella notte.Con imperdonabile presunzione, ora che sono qui a scriverne, mi fingo protagonista d'un personale Viaggio in Italia senza ambizioni (di spazi e scrittura), seduta a un caffè del ghetto, al primo accendersi dei lampioni. Goethe visitò Padova gli ultimi giorni di settembre del 1786. Dolce ouverture d'autunno. Mi alzo, muovo passi lenti sul pavé. Ma mentre passeggio sulla pagina mi circonda lAssez vif, secondo movimento del Quartetto per archi di Maurice Ravel. Invito alla corsa. Così scopro che Padova mi appartiene nell'ansimare di una fuga fra i vicoli del ghetto, che si diramano dal lato sud di Piazza delle Erbe, segnati dai portici di colonne sottili, soffusi di aloni dorati: via San Martino e Solferino, del Soncin, dei Fabbri. Mi nascondo negli antri dei portoni scuri, negli angoli neri. In cosciente allucinazione so che nessuno mi insegue. Ma che non uscirò mai dal labirinto. Trascrizione di misteriosa improvvisa angoscia. Dal foglio ai pizzicati. Specchiata sulla quinta perfetta della notte padovana.

SP - novembre 2009

mercoledì 7 ottobre 2009

La maestria scenica di Giuseppe Verdi. Piccola nota su "La donna è mobile" - Rigoletto.

Ricordando le lezioni di Storia della Musica in Conservatorio...

martedì 15 settembre 2009

martedì 1 settembre 2009


Ossimoro Redon

Netto sfumato.
Colore scintilla
in vapore di nuvola.
Tratti per solo accenno,
eccessi di pennello.


Ughi, Allevi, la musica (con una proposta d'ascolto)


Dopo l'accesa polemica nata lo scorso dicembre fra il pianista Giovanni Allevi e il cosiddetto gotha della musica classica italiana e in questi giorni parzialmente rinfocolata in occasione del concerto che il pianista terrà domani all'Arena di Verona, spiace concludere che, ad eccezione di frecce infuocate tra le due parti contrapposte, lo scontro non ha portato né porterà ad alcun epilogo costruttivo. Anzi, grida e offese hanno in fondo abbastanza annoiato e le posizioni dei contendenti e dei loro rispettivi partigiani, arroccati alla tradizione o convinti sostenitori della filosofia dell'a me piace, si sono dimostrate quanto mai granitiche. Con il risultato seguente: il mondo della musica classica propriamente detta, quella di teatri e conservatori, appare oggi ai non addetti ancora più distante e impenetrabile. Quasi sprezzante. Dall'altra parte Giovanni Allevi vende sempre più biglietti, cd e libri. Corollario ancor più deprimente: davanti agli occhi e alle orecchie del pubblico, la musica italiana “seria” risulterebbe vivere soltanto nell'archetto di un sussiegoso violinista e/o nelle prodigiose dita di un pianista-compositore-filosofo-scrittore. Ma cosa pensa chi, al termine della battaglia, rimane solo sulla piana deserta? Perché, sia chiaro, vi sono alcuni che, se non si schierano con Allevi e definiscono le sue composizioni orecchiabili motivetti da sottofondo per ristoranti, nemmeno parteggiano per Ughi o per Muti, divinae auctoritates! E trovano anzi drammatico il nulla a cui si è voluto ridurre la nobile arte dei suoni come se, appunto, altro non fosse che partitura piuttosto povera e banale oppure territorio blindato dal quale i suddetti inesperti sono condannati con scherno a rimanere esclusi.


Inutile perdermi nel trito lamento per la voragine culturale in cui l'Italia è precipitata ormai da tempo, tuttavia questo è l'autentico dramma, il nodo centrale della questione: finché la musica non verrà insegnata con passione e competenza nella scuola dell'obbligo, a partire dalle elementari, finché non vi sarà dunque la giusta considerazione di quest'arte che merita un posto di massimo rilievo nel bagaglio culturale d'ognuno di noi, così come letteratura o storia dell'arte (e in Europa, anzi in tutto il mondo, sembriamo gli unici a non intenderne l'importanza), finché la sua conoscenza - teorica, storica e pratica - sarà affidata all'iniziativa o alla buona volontà di pochi (magari per tradizione familiare, magari per puro caso), bene, allora ogni discussione appare vana.

Cosa me ne faccio io delle critiche di Ughi ad Allevi, se non conosco Beethoven, se non ho mai sentito, magari con un'appropriata guida all'ascolto, un'intera sinfonia di Mozart, se nessuno mai mi ha spiegato che fra un movimento e l'altro di un quartetto oppure di un concerto, che so, per pianoforte, non bisogna, non ha senso applaudire? E soprattutto cosa posso capire quando questi venerati maestri continuano a parlarsi fra loro, criticando le canzonette con incomprensibile vocabolario?

La musica classica come ogni arte, in fondo, può essere apprezzata a più livelli. Non è certo necessario conoscere il pentagramma per commuoversi sulle note di Brahms o di Ravel. Così come non dobbiamo essere tutti grandi letterati per beneficiare dei versi di Pascoli o altrettanto grandi storici dell'arte per rimanere senza fiato di fronte al miracolo della Cappella Sistina.

Penso, tuttavia, che ciascuno di noi, con delle conoscenze pur minime, potrebbe esprimere un giudizio fondato su basi un poco più solide. Allevi potrà anche continuare a piacere, sono però dell'idea che tutta una larga fetta di pubblico non accetterebbe né apprezzerebbe oltre la favola della Rinascenzamusicale italiana della quale egli stesso per primo si incorona massimo, anzi unico esponente (con certa innegabile tracotanza). Molto probabilmente saremmo assaliti quanto meno da un dubbio: davvero questa è la musica classica? Davvero vogliamo chiamare i suoi brani nuove sonate, i suoi pezzi arrangiati per orchestra nuove sinfonie, nuovi concerti per pianoforte solista?Allevi è un musicista, nessuno vuole togliergli meriti, riempie i teatri, saemozionare (come dicono i suoi fedelissimi estimatori)... tutto vero, ma chiamiamo le cose con il loro nome o almeno non chiamiamole con il nome sbagliato!

Allevi non è classica, Bocelli non è lirica, Moccia non è letteratura: così suona il titolo di un gruppo che girava su Facebook qualche mese fa! Dopo aver letto un romanzo di Bassani, di Fenoglio, di Moravia oseremmo mettere Tre metri sopra il cielo allo stesso livello degli Indifferenti, del Partigiano Johnny? Leggiamo Moccia spensierati e alleggeriamoci dalle pesantezze quotidiane, ma non aggiungiamo altro!

Concludo con una proposta d'ascolto, ché un intervento composto di sola pars destruens risulta sempre troppo comodo e facile. O comunque un po' triste.

Ci sono anche altri artisti, altri compositori oggi, in Italia, che meritano attenzione e ammirazione. Magari non scatenano il fenomeno mediatico di Allevi (anche in virtù di un loro contegno), così come non hanno l'ardire d'essere definiti novelli Mozart, tuttavia sono musicisti originali, geniali e vivaci. Probabilmente più meritevoli d'essere considerati effettiva novità di spessore. E forse una terza via fra l'intrattenimento di Allevi e la grandezza dei maestri del passato. Mi permetto di proporne uno, il violoncellista e compositore Giovanni Sollima.


Video-clip in due tempi  Daydream 1    Daydream 2

Video intervista  Le architetture del jazz

Web-site personale  www.giovannisollima.it

mercoledì 26 agosto 2009


Pierluigi Cappello

Anello

Quando la passione dura, tutto un mondo
scompare
e la tua mano non è più la tua mano
e la mia mano non è più nella tua.

Quando sto con il mio silenzio nel tuo
il mio silenzio splende di giovinezza
e un mondo che era nascosto riappare.


Mandate a dire all’imperatore
Crocetti Editore 2009

giovedì 25 giugno 2009

giovedì 4 giugno 2009

Diego Valeri

Un vento nero
ha oscurato, improvviso,
la laguna, rotta, crestata
di livide schiume.
Qui sottocasa l’onda batte forte
come un cuore impazzito.
Ma laggiù, vedi,
dov’essa fa orizzonte,
non è che pace e luce
è una linea retta di luce
che taglia l’infinito.



Diego Valeri
Poesie inedite o “come”
San Marco dei Giustiniani 1977






mercoledì 27 maggio 2009

Quando ascolti una chiacchiera
più lunga di Roma-Parigi,
disegni omini bislacchi,
intere folle di nasi posticci.
Quanto più ingarbugliato il discorso,
tanto più cresce la torma di scarabocchi,
di obesi palloni e di torsoli,
che hanno le orecchie sugli occhi.
E pian piano dal barcollìo di quei tratti
sprizzano maghi e garzoni di boia,
ventrìloqui, pagliacci matti,
spiriti della tempesta, siluette di canutiglia.
Così dalla noia
nasce la meraviglia.

A. M. Ripellino 
da Autunnale barocco ora in Poesie prime e ultime, Aragno editore 2006

martedì 26 maggio 2009

Incipit?

 "... E a me sembra di esistere molto a sproposito
e di recitare i miei futili giorni di fianco ..."

A. M. Ripellino, Notizie dal diluvio

Non vuol essere un inizio triste e rassegnato, questo, affatto, ma è giusto mantenersi sempre ben ancorati alla terra, senza intraprendere voli di Icaro. Amo la poesia, leggerla soprattutto, e travasarla nella mia vita, sino all'ultima goccia: pare mi insegni a vivere, pare mi dia le parole e mi scopra profondità altrimenti sconosciute. Tanto mi influenza e nutre che a volte mi domanda di uscire, trasformata - certo impoverita -, ma vera. Non ho saputo né voluto impedirglielo e ho iniziato a "trascriverla". E' un cammino nuovo, ogni giorno più impegnativo e più attento e la sensazione di non riuscire mai a raggiungere la meta è costante.
Quel senso del vivere (e dello scrivere) a sproposito non mi abbandona mai, perché la poesia (certa poesia), con tutta la coerenza che richiede, è cammino in salita, perché ci si sente incapaci, perché ci si guarda e ci si scopre piccoli. Ma questa è la grandezza: sentirsi ogni giorno più piccoli è forse ogni giorno crescere un po'.