lunedì 30 agosto 2010

Ricordo

il back stage
L'aereo della bella addormentata, dai "Dodici racconti raminghi"
Lettura corale delle ultime pagine di "Cent'anni di solitudine"






Nessuna persona merita le tue lacrime, e chi le merita sicuramente non ti farà piangere.
                                                                                                                              Gabriel G. Marquez


Piccola maratona di lettura in onore di Gabriel Garcia Marquez 
Padova, 27 agosto 2010
 

martedì 17 agosto 2010

Lingua italiana


Ieri stavo sul tram, dal centro verso casa. Non avevo nessun libro con me e l’iPod era sepolto nel fondo della borsa, così ho trascorso il tempo a rovistare e nel mentre ascoltavo le conversazioni di chi mi stava vicino, attorno, dietro. Ero nel mezzo d’uno scambio fra due adolescenti. Così ho scelto, mio malgrado, di infiltrarmi nei loro discorsi. Da qualche accenno si capiva che non superavano i 16, 17 anni. Quello davanti a me aveva capelli un po' unti, non troppo, e leggermente ricci. Un piccolo lord dei nostri tempi, con qualche rivisitazione. Certo senza colletto di pizzo. Parlava sopra la mia spalla, a quello che avevo appoggiato al sedile, in piedi. Questo lo prendeva in giro bonariamente, con un vocabolario di gergo complice, ma non fastidioso come spesso capita, né banale. Lo accusava di non scrivere i messaggi con le abbreviazioni: "Tu, che odi il che scritto k e". -"Vero. Perché storpiare la lingua italiana?". Poi le frasi sono scivolate via, i due hanno iniziato a parlare di feste, della scuola che ricomincia, d'altre cose che poco a poco sentivo sempre meno. Ho acceso l’iPod, nel frattempo riemerso in ritardo perfetto.

domenica 15 agosto 2010

Dedicato a Gabriel Garcia Marquez

Una maratona di lettura si terrà a Padova il 27 agosto 2010, dalle ore 22:00 ad libitum, all’interno della festa per i 35 anni di attività della CLAC (Comunità Libere Attività Culturali di Padova). La maratona di lettura, organizzata e coordinata dal laboratorio Artaud, centro di ricerca teatrale, accoglie le richieste di quanti (attori, scrittori, semplici lettori) vogliano partecipare a questo omaggio ad uno dei più grandi scrittori e giornalisti colombiani, Premio Nobel per la letteratura nel 1982, per l’opera “Cent’anni di solitudine“; maggior esponente del cosiddetto realismo magico in narrativa che ha contribuito a rilanciare fortemente l’interesse per la letteratura latinoamericana.


Hanno dato la loro adesione:

Fabio Gemo antropologo e attore “Memoria delle mie puttane tristi” da pag. 35 a pag.41
Sara Pozzato lettrice L’aereo della bella addormentata, “Dodici racconti raminghi”, pp. 51-57.
Alessandro Cabianca poeta “Se per un istante”; “Ti amo”; (poesie)
Marlene Di Costanzo attrice
Barbara Giovannelli attrice “Memoria delle mie puttane tristi” pp. 9-21
Laura Cavinato attrice “L’autunno del patriarca”
Michele Silvestrin attore “Spaventi di agosto” da Dodici racconti raminghi
Sara Zampieri Turchi lettrice “Cent’anni di solitudine” pp. 171-177
Maria Rosa Riello lettrice “L’amore ai tempi del colera” ultime pagine
Carla Toniato attrice “Dell’amore e altri demoni” da pag. 124 a pag.127
Manuela Sartori lettrice Cent’anni di solitudine” prime pagine
Elisa Bettagno lettrice “Cronaca di una morte annunciata”, pp. 1-11
Paola Fontana lettrice a prima vista
Sveva Bertuzzi lettrice vista prima “La luce è come l’acqua” da Dodici racconti raminghi
Fabiola Susinna attrice “L’amore ai tempi del colera” pp. 59-61
Alfredo de Venuto regista teatrale “Arrivederci Gabriel” lettera di commiato agli amici

e con la partecipazione di:

Guido Rigatti violoncello, chitarre, percussioni
Luigi Parise violoncello, contrabbasso
Donatella Edini installazione scenografica

qui il blog da cui ho tratto la notizia.

sabato 5 giugno 2010

Il Tulipano nero

Piccola considerazione, un poco nostalgica, che infilo subito nel mio zainetto degli anni '80.

 

Sono certa di aver imparato di più da alcuni cartoni animati che da suora e sussidiario. E ogni tanto, soprattutto nelle struggenti e solitarie sere padovane di tarda primavera, mi ripasso la lezione.

 

(da facebook, qualche sera fa) 


sabato 10 aprile 2010

Andrea Zanzotto, ORMAI


Ormai la primula e il calore
ai piedi e il verde acume del mondo

I tappeti scoperti
le logge vibrate dal vento ed il sole
tranquillo baco di spinosi boschi;
il mio male lontano, la sete distinta
come un'altra vita nel petto

Qui non resta che cingersi intorno al paesaggio
qui volgere le spalle.


Da Dietro il paesaggio




C.Contini, Verde profondo



martedì 30 marzo 2010

UN ANNO



              
Ho stipato il mio dolore

tra le pareti dei giorni

- di marzo, di aprile –

e alla rinfusa vi ho gettato

fiori secchi e regali appena incartati.



Sabato mattina seminavi le fragole,

io passavo nella burrasca

all’incrocio di strade

senza sapere.



Lunedì nascevano rari i sorrisi

per morire a mezz’aria.

A sera fu uno più scuro degli altri

e forse allora i tuoi semi d’un tratto

si fecero cenere sparsa.



Cosa rimane di zolle e mattoni,

di chiavi, di tende, di armadi?



Una processione nel sole sbagliato,

il marmo, gli abbracci

e le tue fragole dolci,

veri ossimori al di là d’uragano.




(a Giovanni)




Declinazione d'affetti - LietoColle 2009

domenica 7 marzo 2010

Diego Valeri, "Aspettazione"



L'albero nella bianca aria di marzo
è un nero segno di volontà chiusa.
Spia la nuvola ferma in mezzo al cielo
alto. Respira fondo, senza moto.
Dentro si ascolta: aspetta.


da "Poesie" - parte terza, 1950-1965

venerdì 5 marzo 2010

Sergej Rachmaninov, Song op. 21 n. 7



Tende chiare filtro di sole: l'aria è soffice ovatta.
Risuona Rachmaninov, voce e orchestra, con una dolcezza che mi par di non reggere. Leggo il testo che dal russo è tradotto in inglese. Mi fido, non conoscendo la lingua delle steppe. E tento una traduzione sfogliando soltanto dizionario di note.



  Sergej Rachmaninov, Song op. 21 n. 7
versi di Glafira A. Galina


How peaceful it is here.
Look! far away
the river blazes like fire
The meadows are carpets of colour
The clouds are radiant white
There's no one here
Silence reigns
I am alone with the Lord,
the flowers, the old pine tree
And you, my dream of delight!

Che immensa pace, qui.
Guarda! In distanza
il fiume è sfavillio di fiamma,
i prati tappeti d'arcobaleno.
Le nuvole scintillano candide.
Non c'è nessuno, qui.
Regnano silenzi.
Sono sola con Dio,
i fiori, l'antico pino
e te, mio sogno d'incanto!

sp © 2009/2010

domenica 28 febbraio 2010

Lacrimando nel bianco


LACRIMA...

spunta 
scivola 
sciogli l'intrico 
arsura di silenzi. 

Nient'altra fatica. 

Poi ti lascio andare: 
su fazzoletto 
- di seta 
di carta - 
o nel terriccio 
- di vasi 
di strade - 

Oppure svàpora 
con altre senza occhi. 
Forse più scure, 
forse più amare.

sp © 2009

sabato 27 febbraio 2010

Ombretta del Mississippì


La visione del tutto incidentale di un video, ieri sera, mi spinge oggi a inaugurare un piccolo spazio (in forma di zainetto - Invicta, per essere filologici) dedicato agli anni 80, in declinazione tutta personale. Da riempire alla rinfusa, insomma, in totale voluto compiaciuto disordine. Anni d'infanzia e primissima adolescenza, questi 80, che la macchina del tempo modello youtube riesce a restituirmi. In fotogrammi fuori fuoco, come è giusto che sia.









lunedì 22 febbraio 2010

La Riviera delle Ville


Sono cresciuta dentro le mura della nobile dinastia dei Carraresi, signori della mia città finché non è arrivata Venezia. E sono felice della conquista, perché serenissima mi sento, e d'acqua, di laguna.
Ho un posto privilegiato, un luogo dove corro ogni volta che gli spazi stretti soffocano o la mente pesante opprime. È la Riviera delle Ville, di Stra, Mira, Dolo, Malcontenta. Scivolano sulle anse del Brenta, una dopo l'altra, le magnifiche dimore, in teoria di silenziose nobiltà. E c'è verde attorno e acqua, ancora. Fino al mare.
Pazienza se si deve attraversare Marghera: è un attimo e il Petrolchimico è già scomparso. Ecco Fusina, un misero centro che guarda Venezia, da lontano, con soggezione. La meta è l'ultimo lembo di terra, un fazzoletto d'erba e cemento da cui immaginarsi lei, la Serenissima, aiutati dalla danza di luci fioche per feste ormai consumate. Venezia indistinta nella stanchezza.
Capita, all'improvviso, nella calma piatta, un rumore di ferro e acqua solcata: chiatte arrugginite tornano verso le raffinerie e sfilano a pochi metri dal parapetto. Visione che va frantumandosi. Ma nessuna scheggia di colore si è in realtà staccata dal quadro. Un quadro di marmi, metallo, cristalli, alghe, camini, di un bar abbandonato con una vecchia insegna del telefono e le piastrelle azzurre che si intravedono da una gabbia di sbarre.

SP - fine maggio 2009


sabato 20 febbraio 2010

Edvard Grieg. Due frammenti dalla Suite in stile antico "Aus Holberg Zeit"

Coppie a braccetto, passeggini, risa sguaiate. Rumori da domenica in centro nel deambulare annoiato che si specchia in una vetrina dopo l'altra. Daltonica nel fiume variopinto e disordinato più non distinguevo le rive e perdevo l'orientamento nelle mie strade conosciute a memoria. Ho inciampato in una città senza quasi accorgermene, calpestando cartacce, sbattendo contro gomiti e gambe. Nello striscio di luce tra un palazzo e l'altro, decidevo di non sentire più nulla, se non Grieg. E come per dispetto, per consolarmi, o forse farmi male, pensavo al più lieve degli sfioramenti. L'ho chiamato sfioramento nella domenica solitaria. Assoluto di dolcezza impossibile. Ma la musica aiuta. Sempre. Sarabanda



Imparo una tristezza dignitosa, da accettarsi con lo sguardo fermo, che non si abbassa. Le regioni buie dell'anima vanno accontentate e io dedico loro questa colonna sonora. Sarà, il mio, il solito dolore, la trita solitudine fin troppo lacrimosa. Ma in fondo non è di questa sofferenza definita e semplice che abbiamo bisogno? Sofferenza di cui sia facile scrivere e narrare, per breve illusione di sollievo. Aria

SP - giugno 2009

sabato 13 febbraio 2010

Gabriel Fauré, Barcarolle n. 1 op. 26


Quando l'incedere sembra perdere il ritmo, essere quello di storpio, quando con un tonfo sordo si è infine caduti e, smarrita ogni stella, non c'è orientamento nemmeno al dolore, quando perdersi nella dissolvenza di sé sul ciglio di strade di vento pare l'unico possibile destino e il ribellarsi banalità, ecco, dopo una notte impastata di silenzio, di nero e di vuoto, l'orecchio dal nulla torna a sentire in distanza le note, e il sangue a pulsare flebile nelle vene dei polsi chiari. Ancora il suono giunge a consolare discreto, come carezza di madre.





Le mani del pianista, Albert Ferber, invitano a rialzarmi, e restituiscono il tempo al mio passo, leggerezza al cuore pesante. Sembrano prendermi l'ovale del viso, carezzarlo, sfiorare le dita i miei polsi. E forse dolcemente, come nei ricordi. Ed è questa musica, tenue e perfetta, luce d'alba di timidi pastelli, che mi convince a riprendere la strada, anche se sconosciuta rimane sempre la meta.





SP - luglio 2009


lunedì 8 febbraio 2010

domenica 7 febbraio 2010

Qualche riga per "Declinazione d'affetti"








POESIA, Crocetti editore - febbraio 2010

venerdì 29 gennaio 2010

giovedì 28 gennaio 2010

Neve dal sesto piano - Policlinico

Oggi è nevicato. Dalla finestra del sesto piano stanza numero otto osservavo la Basilica del Santo immersa nel pulviscolo impazzito che stordiva ogni contorno. Guglie smussate per fede scivolosa. Dai letti si vedeva solo un insolito, esagerato biancore. Fastidio agli occhi per chi cercava tregua nell'apnea scura del sonno. Dopo un'ora ho salutato. Ho sceso le scale di corsa, per uscire nella tormenta senza ombrello né cappuccio. Strappo alla flebo che bagna le palpebre. Ogni passo era sfida già persa al fango sull'asfalto: carta carbone di angosce. Da rileggere ancora. E ancora.


SP 26 gennaio 2010