mercoledì 27 maggio 2009

Quando ascolti una chiacchiera
più lunga di Roma-Parigi,
disegni omini bislacchi,
intere folle di nasi posticci.
Quanto più ingarbugliato il discorso,
tanto più cresce la torma di scarabocchi,
di obesi palloni e di torsoli,
che hanno le orecchie sugli occhi.
E pian piano dal barcollìo di quei tratti
sprizzano maghi e garzoni di boia,
ventrìloqui, pagliacci matti,
spiriti della tempesta, siluette di canutiglia.
Così dalla noia
nasce la meraviglia.

A. M. Ripellino 
da Autunnale barocco ora in Poesie prime e ultime, Aragno editore 2006

martedì 26 maggio 2009

Incipit?

 "... E a me sembra di esistere molto a sproposito
e di recitare i miei futili giorni di fianco ..."

A. M. Ripellino, Notizie dal diluvio

Non vuol essere un inizio triste e rassegnato, questo, affatto, ma è giusto mantenersi sempre ben ancorati alla terra, senza intraprendere voli di Icaro. Amo la poesia, leggerla soprattutto, e travasarla nella mia vita, sino all'ultima goccia: pare mi insegni a vivere, pare mi dia le parole e mi scopra profondità altrimenti sconosciute. Tanto mi influenza e nutre che a volte mi domanda di uscire, trasformata - certo impoverita -, ma vera. Non ho saputo né voluto impedirglielo e ho iniziato a "trascriverla". E' un cammino nuovo, ogni giorno più impegnativo e più attento e la sensazione di non riuscire mai a raggiungere la meta è costante.
Quel senso del vivere (e dello scrivere) a sproposito non mi abbandona mai, perché la poesia (certa poesia), con tutta la coerenza che richiede, è cammino in salita, perché ci si sente incapaci, perché ci si guarda e ci si scopre piccoli. Ma questa è la grandezza: sentirsi ogni giorno più piccoli è forse ogni giorno crescere un po'.