martedì 17 agosto 2010

Lingua italiana


Ieri stavo sul tram, dal centro verso casa. Non avevo nessun libro con me e l’iPod era sepolto nel fondo della borsa, così ho trascorso il tempo a rovistare e nel mentre ascoltavo le conversazioni di chi mi stava vicino, attorno, dietro. Ero nel mezzo d’uno scambio fra due adolescenti. Così ho scelto, mio malgrado, di infiltrarmi nei loro discorsi. Da qualche accenno si capiva che non superavano i 16, 17 anni. Quello davanti a me aveva capelli un po' unti, non troppo, e leggermente ricci. Un piccolo lord dei nostri tempi, con qualche rivisitazione. Certo senza colletto di pizzo. Parlava sopra la mia spalla, a quello che avevo appoggiato al sedile, in piedi. Questo lo prendeva in giro bonariamente, con un vocabolario di gergo complice, ma non fastidioso come spesso capita, né banale. Lo accusava di non scrivere i messaggi con le abbreviazioni: "Tu, che odi il che scritto k e". -"Vero. Perché storpiare la lingua italiana?". Poi le frasi sono scivolate via, i due hanno iniziato a parlare di feste, della scuola che ricomincia, d'altre cose che poco a poco sentivo sempre meno. Ho acceso l’iPod, nel frattempo riemerso in ritardo perfetto.

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